He/Him
«Mi chiamo Timothy, ma il mio nome d’arte è Thoé. Mi sono sempre considerato un amante dell’arte in tutte le sue forme. Mi piace pensare che io faccio parte dell’arte così come l’arte fa parte di me – una cosa che mi ha aiutato molto nella mia vita quotidiana qui in Italia. Essere nero e queer in Italia è come svegliarsi ogni giorno con due segni stampati in fronte che ti rendono un bersaglio – ma io credo che sia una fortuna, specialmente considerando che questi “segni” sono imposti dalla società a causa della paura degli ignoranti.
Ho accettato la realtà di questo mio percorso, iniziato fin dalla mia infanzia, solo quando ho capito che il me stesso di ieri non è il me stesso di oggi né sarà il me stesso del futuro perché la mia evoluzione prosegue sempre, senza fermarsi.
Quand’ero piccolo mi travestivo spesso da Zorro, con il suo lungo mantello nero. Mi avvolgevo una sciarpa sulla testa e fingevo che fosse il mantello di un cavaliere – ma anche dei lunghi capelli di donna. L’idea di sembrare femminile non mi spaventava ma, nel corso dell’adolescenza, quello è un tratto che ho perso e ho soppresso qualunque moto o istinto del mio animo che potesse essere associato al sesso opposto. Tutto per paura di essere giudicato. Crescendo mi sono reso conto della mia identità e ho capito quanto fosse importante sentirsi libero di viverla nella sua pienezza.
L’altro giorno una vecchia signora mi ha fermato per strada, era affascinata dai miei lunghi dreadlocks e mi ha detto: «Sei proprio una bella ragazza». Il me stesso di cinque anni fa sarebbe forse morto d’imbarazzo ma il me stesso della settimana scorsa ha sorriso, l’ha ringraziata e l’ha informata che in realtà ero un ragazzo. Lei ha sorriso e ha detto: «In ogni caso, sei bello lo stesso».
Quanto alla discriminazione, in Italia è una questione di paura. Ma se per una volta la gente non si spaventasse immediatamente da ciò che gli appare insolito e osservasse più nel profondo come ha fatto quella donna, potrebbero ottenere una comprensione più autentica. La penso così: non è un problema che riguarda me ma “loro” – un problema di cui devo comunque rimanere cosciente. È come stringere delle gemme preziose in mano e doverle proteggere sia da chi vuole portarle via sia da chi vorrebbe svalutarle. » - @theomusic
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